Le rinunce fatte per i figli non pesano.
Dicevano.
Bah.
Forse dopo un po’ non pesano più, o forse vista l’improbabile logistica della Seavessi-famiglia, Seavessi ha rinunciato così facilmente, immediatamente a quasi tutti i proprio interessi pre-Infanta, che quasi non ha fatto male.
Quasi.
In questi giorni Seavessi riflette, su quanto ha rinunciato facilmente, quanto non ha nemmeno finto di lottare per mettere da parte almeno un pezzettino del prima. Tanto da essere convinta che non importava, neppure a lei.
E poi, santo cielo, l’Infanta.
L’Infanta è arrivata ed era irrealmente bella, irrealmente posata, irrealmente composta, fin da piccola.
Che meraviglia, io così rappezzata aver messo al mondo una piccola donna, una principessa dei ghiacci, un’elfa, la mia Arwen personale. Che orgoglio, questa personalità così delicata e diversa, venuta fuori da chissà quali meandri della genetica, che stupore, questa lady in miniatura che aborre la confusione, che vuole andare a danza, che disegna disegni di civette colorate.
Solo che a volte ritornano.
Ritorna, in seguito a un ragionamento di pancia che non vale la pena di provare a spiegare, l’urgenza di tornare allo stadio, alla curva dove Seavessi è cresciuta, ritrovare i suoni, gli odori, la vibrazione del cemento sotto i piedi, i colori, libertà di gridare per due ore.
Porta anche lei, dice CuginaPreferita.
Mpf, dice Seavessi, guardando l’Infanta con il cerchietto rosa e fioccoso nei capelli coi riflessi platino.
E col cuore un po’ stretto, rimanda, rimanda, a tempi migliori, sperando che arrivino.
Domenica mattina, però Seavessi a queste cose non pensava.
Pensava pensieri di alta filosofia, tipo scovare con la sola forza del pensiero la prova ontologica che Mika non solo non è gay ma ha un debole per le tizie grasse coi capelli a spinacio, e se valesse o no la pena di provare a fare i biscotti con la maionese, che boh, a me sembrano una schifezza ma dicono tutti che sono buoni.
Non faceva caso, la sciagurata, al silenzio che durava da troppo, interrotto da tap tap di piedini.
Si gira, Seavessi, e vede Revoluciòn, beccandola in flagrante mentre, dopo aver rubato un cucchiaio di legno da un cassetto, armeggia intorno al cassettone delle pentole per rubare una delle medesime.
Si gira, Seavessi, proprio mentre la rossa di casa è riuscita nell’intento, e si becca un sorriso abbagliante mentre Revoluciòn comincia , con gran goduria, a sbatacchiare cucchiaio e padellino.
Seavessi rimane folgorata non da quello che vede, trattasi di uno dei passatempi preferiti della dolce rosea frugoletta, ma da quel che non aveva visto fino ad allora.
TU punta il dito Seavessi.
TU verrai con me, TU griderai e riderai e griderai più forte, TU. Con tua sorella farò tante altre cose, ma questo, questo è con TE.
Revoluciòn sorride e dice
Pappa?
E Seavessi riprende a sognare, fra un paio d’anni, la curva Maratona, e Revoluciòn al suo fianco.
Che azzanna un panino da stadio con la porchetta.
oh come ti capisco… tra un paio d’anni ci ritorno anche io in Maratona…con la mia bimba pazza e scatenata! 😉 ci vedremo in balconata! Glen
Non vedo l’ora 😀
Posso venire??
la porti la tua rossa? pensa che bello, due piccole rosse in curva!
Se serve a evitarle un futuro da zebrata come il padre, faccio questo ed altro!
ihihhih troppo carina!!! marcella (che poi sono pure apolidemaris!)
Ciao marcella apolidemaris 😀
Mio marito fa gli stessi pensieri con il piccolo di casa. 😉 Siccome il grande non è a sua immagine e somiglianza, spera nell’altro. Vedremo…..
oh ma neanche la piccola mi somiglia, per fortuna 🙂 ma potrebbe essere una fantastica compagna di partita!!!
Invece magari l’Infanta ti stupirebbe…
forse. Forse un giorno smetterò di avere soggezione di mia figlia 🙂